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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

  Sul dilemma tra necessità e possibilità, ritengo sia determinante l'intervento di Ilya Prigogine, laddove, nella processualità...

15 novembre 2011

Guglielmo di Ockham

Nel pozzo c’è sempre un fondo. Nessuna Follia ha uno sviluppo in continua estensione.

Penso rivivremo un’epoca sostanzialmente simile a quella tra il XIII e il XIV secolo, durante la quale, nella disputa tra papa, imperatore e i nuovi poteri delle monarchie nazionali e delle città, che si ponevano spesso allo stesso livello dei poteri "universalistici" di papa e imperatore, Guglielmo di Ockham si oppose sia alle tesi ierocratiche di Bonifacio VIII, sia a quelle della laicità dello Stato di Marsilio da Padova. Secondo lui autorità religiosa e civile dovevano essere nettamente separate perché finalizzate a scopi diversi, così come diversi erano i campi della fede e della ragione[1].
Queste poche righe per individuare l’ancora alla quale far attraccare la barca della mia memoria sulle ragionevoli circostanze della trasformazione lenta e lacerante che hanno subito i Poteri che da “Universalistici” sono ora “Costitutivi”.
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La distinzione tra “Potere spirituale” e “Potere temporale” non trova più riscontro nella nostra civiltà.
Il Potere spirituale, privo di strumenti  sanzionatori, è cogente solo con chi, per fede, mantiene per sé un’opzione etico spirituale. L’aspetto religioso della vita, in tal modo, decade nella mera opinione. All’art 21 della Carta Europea dei Diritti Fondamentali e della Cittadinanza, si legge che è
vietata ogni discriminazione anche sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza a una minoranza nazionali, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali.
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Oggi, il potere è solo laico ed è esercitato da chi se lo costituisce legittimandolo. E’ così che, ai tre Poteri di Esecutivo, Legislativo e Giudiziario sostanzialmente operanti dalla Rivoluzione francese in poi, ma contrastati dai regimi che hanno flagellato l’Europa travolgendo nobiltà, clero, borghesia e proletariato, si sono accompagnati un Quarto potere della stampa, un Quinto potere della televisione e un Sesto potere che ora guida l’intera società umana nell’era della tecnologia di massa e dell’innovazione permanente.
Alla Religione è rimasta la sola tutela di non essere discriminabili le persone che la professano.
Se questa è Libertà, vuol dire che ha assunto il solo significato di Tolleranza, cosicché la Verità, senza giustificazione alcuna, abiti in qualsiasi atto o intenzione che l’uomo compia.
La Verità non è più Dio, e non è più cercata nel nome di Dio, ma imposta dai Fatti quali sono gestiti da chi detiene un Potere che non separa il bene dal male, il buono dal cattivo e il bello dal brutto.
So che quanto dico é controverso, specie oggi che è diffusa l’erronea idea che ogni specialista sia latore di qualche Verità.
A questo proposito, ritengo opportuno richiamare un aspetto della celebre disputa tra Vico e Cartesio, in tema di Verità.
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Vico sosteneva che
Il vero e il fatto si convertono reciprocamente”;
Cartesio partiva dal presupposto del
Cogito[2] ergo sum”
sostenendo che, dall’esser propria dell'uomo la facoltà di pensare, di riflettere, di immaginare, di dubitare, di progettare, di meditare, di manifestare intenzioni o disposizioni, l'uomo esiste.
Sembra che entrambi abbiano ragione anche se le due proposizioni appaiano contraddittorie.
Ma non lo sono, perché la Verità abita solo nell’Essere e non nel Divenire. Infatti: Vico dice una banalità che non ha bisogno di spiegazioni e Cartesio, pure, considerando che nel “Cogito” riassume tutte le geniali idee che sono maturate nella sua mente eccelsa che tradotte in Fatti (l’insegnamento e le pubblicazioni) non sono l’Essere suo, ma le opere criticate dallo stesso Vico.
Ed è il grande filosofo napoletano, che, tra le sue argomentazioni in questo dibattito, scrisse che “La storia rappresenta la scienza delle cose fatte dall'uomo e, allo stesso tempo, la storia della stessa mente umana che ha fatto quelle cose”.
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Così, Vico, sembra già anticipare l’ontologia che conduce al trascendentale moderno in quanto, nella storia, il pensiero non coinvolge l’essere ma solo il divenire delle cose. Ne consegue che dalla dinamica delle cose elaborate dal pensiero, s’immagina l’essere attraverso una forma di metafisica chiamata della doppia necessità: Dio ha bisogno del mondo per essere Dio, e il mondo ha bisogno di Dio per essere il mondo. Un distacco tragico tra Dio e natura che la ragione tenta vanamente di riconciliare. Così l’uomo si trova perso in una realtà dove nessun progetto può essere realizzato per mancanza di una comune finalità esistenziale perché la ragione lo porta a confondere il fine con il mezzo avvolgendolo in un circuito chiuso dal quale esce null’altro di ciò che è già prodotto.
Manca la fede, e la ragione è incapace di sostituirla se non con la stessa illusione propria del trascendente in contraddizione col divenire della natura che, nella sua immanenza, non offre prospettive progettuali di vita se non in forme di puro compiacimento materialistico. La mancanza di fede conduce anche all’annullamento dell’essere il ché provoca l’incapacità di produrre quel riflesso creativo necessario a suscitare nelle imprese umane le forze necessarie per mantenere un sostanziale equilibrio con la natura.  Nelle sue manifestazioni, l’uomo è soggetto a un errore che s’identifica nella malvagità, in altre parole nell’avere coscienza di operare il male. Il bene e il male non conseguono dall’effetto delle azioni umane, ma originano dall’insieme dei mezzi usati nei quali è implicito il rischio insito nel progetto in atto. Il successo non è ottenibile automaticamente, ma con la volontà e la determinazione che l’agente esplica nell’assumere coscienza durante la fase d’impulso nell’orientare ogni sua azione: in senso malevolo o benevolo.
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Edoardo Narduzzi introduce nell’era della tecnologia di massa e dell’innovazione permanente, il suo libro “Sesto Potere” edito presso Rubettino nel 2004.
Il sesto potere, ha per base la conoscenza specialistica posseduta dai singoli rappresentanti che non appartengono a caste particolari, ma sono scelti con meccanismi d’ingresso definiti per cooptazione meritocratica. Secondo l’autore, tale metodo di scelta porta sicuramente a costituire un regime democratico più efficiente, rispetto all’elezione col suffragio universale.
Col metodo di scelta per suffragio universale, infatti, all’elettore non sarebbero date certezze sulle promesse avanzate dai candidati, perché i disegni politici tendono a essere imbastiti per una dialettica intorno ai fatti, mentre con un sistema meritocratico i disegni nascerebbero già come programmi predisposti sui fatti per essere sostenuti non più dalla dialettica ma dalla retorica.
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C’è da chiedersi, però, se, in effetti, i poteri specialistici abbiano realmente la caratteristica di essere anche politici. Perché ci sia una politica occorrerebbe che esistano più alternative sulle quali orientare un progetto. In realtà, nei nostri tempi, ai quali non voglio dare nessun connotato di “post-modernità”, assistiamo a un Fenomeno che spinge miliardi di persone a fare le stesse cose, tra le quali, le più brave, fanno le cose giuste per mantenere il Sistema in equilibrio.
Allora il potere può essere esercitato dalla Persona meritevole che fa le cose giuste perché razionali, oppure perché ha Coscienza dell’Eticità di cosa fa e non di come fa, e quindi gli sarebbe concesso di immergersi nel Fenomeno che gli compete per modificarlo col vantaggio di tutti?
Forse con un esempio riuscirò a chiarire bene il concetto.
E’ etico soddisfare la domanda di un bene di consumo, produrlo e venderlo al prezzo di un mercato competitivo senza che nessuno si chieda se, in effetti, sia moralmente lecito l’uso del prodotto consumato? L’eticità del prodotto, non può essere stabilita da chi lo produce, né da chi lo consuma!
Credo di poter concludere con l’osservare che i Poteri costitutivi non si sono integrati con Poteri universalistici. Oggi, sono del tutto assenti per aver perso il loro carattere coercitivo. Anche il Potere temporale è scomparso per mancanza generalizzata di Etica Universale che indichi agli Uomini la coscienza di un modo di agire comune.
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Il Potere spirituale sembra oggi inesistente perché i Poteri costitutivi si sono appropriati della Verità.
In realtà, nessuno esercita più il potere universale se non quello che promana dalla propria competenza: si tratta di una capacità auto referenziata che non concede alternative e confronto sulle competenze altrui.
La Spiritualità scompare, ma continua ad abitare nella Coscienza di ognuno di noi.
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La disputa sui Poteri universalistici si è davvero esaurita?
L’argomentazione dei Guelfi e dei Ghibellini, da una parte e dei Religiosi e Laici dall’altra, ha segnato la vittoria di qualcuno, oppure la sconfitta di tutti?
Non rispondo alla domanda, ma osservo che nessuna Follia  ha una risposta storica in direzione univoca verso un continuo infinito irreversibile. L’intensità degli effetti dei Fatti varia nel tempo e si tratta solo di osservare dove sono collocati o come si sono trasformati i poteri che sono entrati in conflitto durante le guerre che hanno formato le Nazioni nello scorso millennio.
Ora, si tratta di intendere se la vita umana possa essere concepita come sistema che consuma cose, senza nessun’altra aspirazione che compiacersi nelle cose stesse, oppure se, in effetti, non sia un’illusione aspirare alla pace universale supponendo che la Felicità consista del godimento del solo Benessere materiale.
C’è una domanda più importante da proporre e non riguarda il Potere, ma la peculiare caratteristica dell’uomo, la Spiritualità.
La Spiritualità abita ancora in Noi?
Vi abita, ma è malata!
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Ed ecco il Fatto del XIII secolo al quale mi sono riferito, per iniziare una ricerca che ritengo mostrerà cose molto interessanti. Successe nella città di L'Aquila, dove Pietro da Morrone convocò il Sacro Collegio e nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio. Fu incoronato il 29 agosto 1294 con il nome di Celestino V. Da quel momento ritengo essenziale considerare, per comprendere il nostro essere nel terzo millennio dell’era cristiana, l’azione politica dei Papi nel mantenere unito il popolo cristiano e nella loro azione ecumenica volta a realizzare l’opera pacificatrice del mondo. Questa politica ha subito nel tempo varie interruzioni e rallentamenti, ma sembra che, già dal XIX secolo la Chiesa Cattolica e specie nelle circostanze più tragiche che hanno sconvolto l’umanità, abbia costantemente ispirato i propri atti nel mostrarsi per la pace e per l’unità dei popoli.

Facciamoci la barba e puliamoci la mente

Nella disputa sugli “universali” Guglielmo di Ockham intervenne con lo spiegare, attraverso l'applicazione del principio economico dell'eliminazione dei concetti superflui, una realtà intesa volontaristicamente.[3]
Mediante questo procedimento, sinteticamente definito il Rasoio di Ockham, l'intelletto umano può e deve liberarsi di tutte quelle astrazioni che erano state ideate dalla scolastica medioevale.
In una realtà sottesa dalla volontà umana, si usa abitualmente osservare, assemblare, contare, confrontare o separare gli elementi che la formano, al fine di costruire lo schema logico per formulare una decisione.
Il Rasoio di Ockham interviene nel considerare valido l’insieme degli elementi scelti uno a uno nella realtà, attraverso un metodo che ha la funzione di ridurli allo stretto necessario e sufficiente per rendere l’esito di un processo decisorio corrispondente a uno scopo prefissato. Il metodo ha una triplice caratteristica e suggerisce, nei confronti della realtà osservata.


1.
Lentia non sunti moltiplicandi traete necessitate.
Non moltiplicare gli elementi più del necessario.
2.
Pluralista non est ponendo asine necessitate.
Non considerare la pluralità se non sia necessario.
3.
Frustra FIT per pura quo fieri poteste per panciona.
Rendere inutile fare con più ciò che si può fare con meno.
Il metodo consiste nel considerare ogni elemento del processo come:

  • fattore da non usare per aumentare in proporzione geometrica dati o atti che non servono o che    disturbano;
  •  come addendo a un insieme eterogeneo di altri elementi in conflitto tra loro,
  •  come azioni mirate ed efficienti senza metterne in atto altre inutili o dannose.
Il tutto sembra di una banalità disarmante, e, di fatto, sembra che dalla logica insita nelle tre proposizioni formulate da Guglielmo di Ockham, difficilmente esca qualcosa di diverso di prescrizioni astensive dal fare cose inutili.

Soggettivismo etico

Eppure, a me sembra che nel pensiero del frate filosofo, sia contenuto un importante strumento logico efficace per contrastare la dialettica che agita la realtà oggi vista attraverso ideologie che propongono comportamenti conformi alle pulsioni di un mondo edonistico e che si estrinsecano nello svolgimento di atti  conseguenti ad una volontà che non supera l’espressione di ozio, ignavia, accidia e disprezzo.
Oggi sembra vincente il solo dar corpo ai propri desideri con la pretesa che ogni appassionata bramosia sia considerata come un diritto svincolato dalle obbligazioni necessarie per esercitarlo.
Se le istituzioni, scivolando verso forme di barbarie irreversibili, continueranno ad assecondare la ricerca della verità senza consapevolezza di una realtà trascendente, la decadenza sarà inevitabile.
Con l’impegno di fugare seriamente questa tragica prospettiva, sembra opportuno riconsiderare l’azione politica non più sotto l’ombrello dell’idealismo, ma rifarci ai tempi lontani in cui i comuni europei pretesero di avere voce sull’impero e sulla chiesa. Non basta affermare che il Popolo è sovrano: il Popolo pretende che il potere gli consenta di esprimere e di vedersi soddisfatta la richiesta di vivere liberamente le proprie scelte.
Le tre proposizioni di Ockham, suggeriscono di tornare sulla concretezza di un mondo dove le persone si comportano secondo ragione e agiscono con la finalità di conciliare i reciproci interessi con spirito di solidarietà e amore nel pieno rispetto dell’ambiente conservato a misura di uomo.
A questo punto, c’è da chiedersi se i segni della riforma protestante siano ancora validi in direzione di un mondo spinto a unificarsi per effetto di movimenti pacifisti, femministi e ambientalisti che coniugano l’individualità attraverso sentimenti paternalistici che si traducono in un mero esercizio di assistenza umanitaria anziché esercitarla secondo vincoli imposti da una socialità solidale. Quanto succede nei tempi nostri, spiega il grande movimento ecumenico cattolico che conduce a riunificare le chiese e a proclamare la libertà di tutte le religioni che segnano un nuovo orizzonte dove la spiritualità sia da guida alla corporalità.
Insomma, penso che sia la Chiesa cattolica stessa che si avvii al completamento della riforma proposta da Lutero e che stia abbandonando le velleità della controriforma!
Come già detto, è necessario che si formi un’Etica dell’Umanità, già in parte proclamata nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, e, a tal fine, è necessario consolidare la laicità delle istituzioni civili contro i “Principi e Sinodi” che hanno manipolato la Bibbia per legittimare la propria autorità e contro la “dea Ragione” sottesa verso una democrazia di solo Progresso tecnologico ma troppo invasiva sulle scelte di vita delle singole persone.
Bibbia e ragione non sono più il sostegno del retto vivere e il baluardo contro il male; ecco dunque compiuto il momento per rifarci al pensiero dei tempi in cui un filosofo religioso s’inserì nella disputa sugli universali per dare voce a chi produce e lavora, alla richiesta di seguire, con spirito libero, la via verso un’etica comune condivisa universalmente.
Evidentemente non si tratta di risolvere il contrasto tra il Papa e l’Imperatore (la laicità dello Stato è una cosa acquisita e consolidata), ma quello incentrato sul fatto dell’esistenza di un Potere spirituale che interferisce su quello dei detentori del Capitale, dei Media e della Tecnologia, oggi operanti nella città globale, costituita dal popolo degli imprenditori e dei lavoratori, già correttamente orientati su precisi obiettivi di sano sviluppo. Costoro rivendicano per sé la Libertà di esistere e non quella di dover esistere esattamente come successe durante il medio evo, al formarsi dei comuni all’ombra delle cattedrali.
Così il Popolo rivendica il potere di decidere ed esige Libertà!

Un esempio per l’uso del rasoio

Con un esempio desidero proporre le istruzioni per l’uso corretto del Rasoio di Ockham. Tempo fa è stata bocciata dal parlamento italiano una proposta di legge antiomofobica.
Ecco gli elementi già raggruppati e pronti alla rasatura.
In Europa e in particolare in Italia, moltitudini di persone commettono violenze contro gli omosessuali che esercitano di notte in modo chiassoso nelle vie della città.
In Italia il fenomeno è particolarmente grave, quindi occorre prevedere un’aggravante penale per chi delinque nei confronti di omosessuali particolarmente soggetti a essere colpiti dagli omofobi.
L’art 21 della Carta europea dei Diritti Fondamentali e della Cittadinanza, prevede –come già riferito più sopra - che ogni discriminazione è vietata anche sul sesso, (…) la nascita, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali.
Domanda:
“E’ necessario moltiplicare in tanti l’elemento discriminatorio, anziché generalizzare in modo proprio il concetto al fine che si vuole raggiungere (cioè prevenire la violenza del discriminatore)”?
C’è chi risponde:
“Siccome la discriminazione omofobica è più virulenta in Italia che altrove, sembrerebbe opportuno includerla come aggravante ai reati penalmente perseguibili”.
La risposta è errata per l’effetto n. 1 del rasoio. Moltiplicare i casi di discriminazione violenta porta a considerare il discriminante come reato e non la violenza in sé. Il più delle volte, l’aggressività è avviata dalla protesta del discriminatore disturbato dai rumori in strada alla quale il discriminato reagisce in modo sconveniente e offensivo. Pretendere la quiete pubblica non è reato e, quindi il rimedio consiste nel ripristinarla punendo i violenti, indipendentemente da chi siano, con le norme di diritto comune. La legge non può prevedere una pena più importante a chi procura un occhio pesto ad un’altra persona, quando quest’ultima, in effetti, è il provocatore.
E’ qui anche opportuno osservare che, nel citato art. 21 della Carta, gli elementi sono troppi ed elencati in modo scorretto, perché sono poste sullo stesso piano tanto le opinioni personali su temi immanenti, quanto quelle su temi religiosi che toccano la sfera del trascendente, urtando la sensibilità dei credenti in Dio che sono di gran lunga in maggioranza rispetto agli atei.  Infine, il Costituente ha commesso una contraddizione di fondo: ha dimenticato di elencare, tra le discriminazioni, quelle etero fobiche, per non parlare della pedofilia!
In virtù di questa norma, dovrei considerarmi malato, anche se, contro costoro, non nutra sentimenti di violenza, ma solo di riprovazione quando, vestendosi di falso orgoglio, fanno mostra vanitosa di sé.
Concludo col chiedermi se il malato sarei io stesso eterosessuale, oppure l’omosessuale che mette in mostra ciò che lo discrimina da me?

L’interdipendenza dei fenomeni e tra i fenomeni

Nelle scienze sociali, molti errori nascono dal non intendere la necessità dell’analisi per lo studio delle varie parti di un fenomeno concreto seguita dalla sintesi che è normalmente praticata nelle scienze naturali nel formulare le teorie. Lo scriveva Vilfredo Pareto nel - Trattato di sociologia generale - Volume primo - §§ 32-36. Continuava col sostenere che l'errore nasce nel negare la verità di una teoria, perché non spiega ogni parte di un fatto concreto; e, sotto altra forma, lo stesso errore sta nel volere includere in una teoria, tutte le altre teorie analoghe ed anche estranee.
L’errore è tanto più rilevante quanto sono il numero delle variabili interessanti il fenomeno osservato e soprattutto se le costanti considerate sono difficilmente misurabili e collocabili nel processo di cause ed effetti nei e tra i fenomeni osservati. La difficoltà nel collegare le varie teorie ai fenomeni, i fenomeni tra di loro e risalire alle teorie attraverso i fenomeni è spiegata bene da Pareto nella figura della pagina precedente.
Sia O un fenomeno concreto. Per analisi, separiamo in esso vari fatti c, e, g. Il fatto che quelli ad esso analoghi, cioè a, b, sono uniti da una certa teoria, dipendono da un principio generale P. Similmente  i fatti analoghi ad e, che, con d, f danno un'altra teoria Q; e i fatti g, con h, i che danno un'altra teoria R; e via di seguito per tutti i fatti legati alle rispettive teorie.
Queste teorie sono studiate separatamente; poi, per conoscere il fatto concreto 0, si uniscono insieme i risultati c, e, g... delle teorie. All'analisi si fa seguire la sintesi e … patatrac si offre la cittadinanza agli extracomunitari secondo un curioso principio che la cittadinanza integra i popoli e le etnie!!.
La conclusione è sbagliata; la sola teoria corretta sta nel dire che le teorie P, Q, R sono solo parte del fenomeno 0. Se, dal punto di vista sociale, esiste una Teoria (Diritto) di cittadinanza e se in una nazione europea, come l’Italia, sono ammesse Persone extra comunitarie, l’integrazione non sarà possibile sino a quando saranno realizzate tutte le condizioni di compatibilità di convivenza sociale e non solo quelle attinenti alla cittadinanza.
Nelle scienze economico-sociali si devono applicare i fatti rilevati e aggiungere le relative nuove teorie non sostituirle con altre che sconvolgono le connessioni di interdipendenza scaturenti dalla logica e dalla matematica. L’esempio nella figura chiarisce bene la cosa, ma, meglio ancora, si può capire con un caso concreto che sostanzialmente porta alle stesse conclusioni applicando le tre proposizioni di Ockham.

Tassare i ricchi?

E’ corretto aumentare le imposte ai ricchi per aiutare i poveri? La risposta interessa l’etica, il diritto, la sociologia, l’economia, la psicologia e le scienze della finanza. Ad ognuna di queste discipline corrisponde una teoria che dà una risposta alla domanda, e, nella tabella A tento di rappresentare il tutto al fine di delineare un corretto indirizzo per formulare una risposta complessiva soddisfacente. Innanzi tutto occorre stabilire quale sia l’intervento più diretto al soddisfacimento dello stato di bisogno dei poveri, col ricavato della tassazione e ritengo che il sussidio sia quello più indicato.
Poi, suppongo che il provvedimento serva per alleviare la povertà in senso generale e, a tal fine, espongo i sei ordini coinvolti per sopperire specificatamente a questo disagio. Nel primo ordine vi è il disagio psicologico, poi quello sociologico; dal terzo a quinto, rispettivamente, i disagi economici, i problemi della finanza pubblica e gli aspetti giudiziari; infine, al sesto ordine ed ultimo, l’ossequio ai principi etici. Accertato che l’origine della povertà sta nella disagiata condizione psicologica e sociale causata della chiusura delle imprese di un particolare settore sull’intero territorio nazionale, il provvedimento corretto interessa principalmente l’Economia, che dovrà presiedere al reperimento di nuove risorse per far fronte all’emergenza che si manifesta anche per i suoi aspetti sociali.
In Economia dovranno essere travate soluzioni compatibili con l’osservanza  dei Principi del diritto, della finanza pubblica . ed etici.

Tab A - Rimozione del disagio
Teorie
Ordine
Variabili e Costanti endogene
Provvedimenti
Finalità
positive
negative
verso la collettività
verso la persona
Psicologia
1
Opportunità occupazione, utilizzo dei nonni, solidarietà ecc.
Chiusura fabbriche e negozi.
Ammortizzatori sociali, Aggiornamento  professionale, Promozione solidaristica ecc.
Sussidi, diminuzione delle imposte, quoziente familiare, assistenza agli anziani ecc.
Rimozione del disagio  della Persona
Sociologia
2
Popolazione per classi di reddito.
Diffusione del benessere.
Aumento delle persone che varcano la soglia di povertà ed entrano in quella  di indigenza.
Individuazione del disagio: disoccupazione o sotto-occupazione ; scolasticità ecc.
Attenzione agli aspetti strutturali e dei servizi nel territorio.
Rimozione del disagio sociale
Economia
3
Indice di pressione fiscale per classi di reddito.
La pressione fiscale grava troppo sui redditi medi. Scarso incentivo a maggiori guadagni.
Alternative alla maggiore tassazione. Riduzione della spesa pubblica e degli sprechi.
Una maggiore pressione sui redditi alti non stimola la formazione del risparmio e la propensio-ne agli investi-menti.
Equilibrio tra i fattori di produzione
Finanza pubblica
4
Maggiori entrate.
Non si ricavano imposte dai poveri.
Controllo della spesa. Eliminazione degli sprechi.
Meno tasse, meno evasione. Lotta all’evasione fiscale.
Controllo del debito pubblico
Diritto
5
Equità fiscale applicata ai redditi. Tasse solo per servizi corrispondenti.
L’imposta patrimoniale distrugge ricchezza.
Introduzione di un’aliquota fiscale  unica.
No all’imposizio-ne per classi di reddito.
Nessuna imposizione su redditi sotto la soglia di povertà.
Giustizia
Principi etici
6
Persone Patrimoni
Le tasse si applicano sul reddito. Non sul patrimonio che crea ulteriore reddito.
Le imposte patrimoniali non sono consentite.
I grandi patrimoni vanno costituiti in fondazioni.
L’indigenza è una scelta di vita da scoraggiare.
Dignità della persona – Rispetto della proprietà.

Una breve scorsa alla tabella porterà alla conclusione che non è ragionevole aumentare le tasse dei ricchi per avere le risorse da dare ai poveri perché non esiste correlazione tra ricchezza e povertà. Infatti, all’uopo, si osserva che possono essere presi provvedimenti più efficaci nel reperire le risorse da utilizzare in minima parte per sussidi e maggiormente per altri provvedimenti migliorativi per le singole persone, per il territorio e per i servizi creando anche un ciclo virtuoso che porta tutti a godere un maggior benessere.

Ecco dunque considerato nella Teoria economica, l’Elemento Povertà, e non aggiunto come Teoria autonoma per gli altri suoi reali effetti psicologici, sociali, giuridici finanziari ed etici propri a ciascuna di  queste altre teorie. 
Riferendomi all’esempio di Pareto, dare ai poveri ciò che si toglie ai ricchi significa creare la nuova teoria O che tocca  le Teorie P, Q ed R sconvolgendo le rispettive interdipendenze tra gli Elementi c,e,g.
Insomma, in Economia, non esiste la teoria della ricchezza, la teoria della povertà, la teoria dello sport, la teoria della salute ecc., ma esistono miriadi di elementi di varia derivazione teorica che l’Economia politica tratta in un unico insieme. Una buona definizione è questa:
Nell'ambito delle scienze sociali, l'economia politica è «la scienza che studia il comportamento umano come relazione tra fini e mezzi scarsi suscettibili di usi alternativi».
Ma preferisco quest'altra di Ezra Pound: "Lo scopo di un sistema economico sano e onesto è di sistemare le cose in  modo che le persone oneste possano mangiare e disporre di vestiti e abitazioni nei limiti dei beni disponibili". [4]



[1]  In corsivo, testo liberamente tratto da Wikipedia.
[2] La traduzione del verbo “cogito” esposta a seguito in una sequela di verbi italiani, è ricavata da Nomen, il nuovissimo Campanini e Carboni.
[3]  In corsivo testo tratto liberamente da Wikipedia.
 [4] Frase aggiunta il 4 marzo 2012 alle ore 12.10

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